Un triste evento ha scosso l’Italia: Davide e Alexandra Garufi, un ragazzo di 21 anni, noto come “tiktoker”, si è tolto la vita. La cronaca ha subito evidenziato l’odio transfobico come movente, accusando gli hater e i movimenti anti-scelta. La Procura di Monza ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, ma i media e gli attivisti hanno già emesso un giudizio senza esaminare appieno i fatti.
Nonostante le speculazioni, Davide non era solo Alexandra. Sul palcoscenico virtuale di TikTok, aveva interpretato diversi ruoli, mostrando la sua vera essenza e la sua lotta interiore. I social media, una volta luoghi di leggerezza, si sono trasformati in un campo di battaglia, dove ogni parola può ferire profondamente. La sua morte ha scatenato un’ondata di reazioni, ma pochi si sono fermati a riflettere sul suo vero bisogno di accettazione e sostegno.
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Davide Garufi: dietro i panni di Alexandra
Le indagini sulla sua morte non chiariscono appieno cosa lo abbia spinto a compiere quel gesto estremo. Davide era in transizione, ma questo non dovrebbe ridurre la sua complessità a una semplice etichetta. La sua storia, come quelle di Orlando Merenda e Seid Visin, ci ricorda l’importanza di trattare i ragazzi con empatia e rispetto, anziché ridurli a mere bandierine nei nostri dibattiti politici e sociali.
La dura realtà di essere se stessi senza paura
Nel mondo iperconnesso di oggi, dove ogni azione viene amplificata sui social media, è fondamentale ricordare che dietro ogni schermo c’è una persona con sentimenti e vulnerabilità. Abbiamo il dovere di creare un ambiente più empatico e inclusivo, dove ognuno possa esprimersi liberamente senza timore di essere giudicato o attaccato. La morte di Davide è un monito su quanto sia urgente cambiare il modo in cui trattiamo le persone diverse da noi.
Il Pudore Perduto: Riflessioni sull’Educazione e sull’Umanità
Negli ultimi anni, il dibattito sull’educazione ha preso il sopravvento: si parla di educazione sessuale, affettiva, al rispetto, al diritto di essere se stessi. Ma cosa ha portato tutto questo?
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Tempo fa, Susanna Tamaro scrisse coraggiosamente: “Se guardiamo intorno, vediamo un degrado relazionale diffuso tra gli adolescenti. Senza un’educazione completa, emergono i modelli comportamentali delle scimmie: il maschio dominante, le femmine sottomesse, e gli individui non dominanti oppressi dal branco.” E in un’intervista con Tempi, parlò dell’educazione soppiantata dall’ossessione per corsi di educazione sessuale che hanno portato alla perdita del pudore per sé e per gli altri, lasciando le persone nude e indifese.
Senza Pietà: Crescere è un Massacro
Nei social network non c’è spazio per la penombra. L’anonimato è bandito, il pudore è una parolaccia in un mare di condivisione dove i ragazzi si confessano costantemente, come se avessero una pistola puntata alla schiena o verso gli altri. Ma liberarsi del pudore è un tragico errore: senza rispetto del corpo diventiamo solo teste, privi di equilibrio e territorio personale. Senza pudore non c’è il senso di sé e dell’altro.
Senza corpo non c’è pudore e senza pudore non c’è umanità. Sui social, tutto è esposizione, condivisione, rivendicazione. Ma senza educazione non c’è umanità, solo una fiera di identità e vittime. Serve un’alfabetizzazione dell’umano, a partire dagli adulti, per insegnare la pietà ai ragazzi.