La tregua a Gaza pende su un filo insieme al destino degli ostaggi nella Striscia. L’esercito israeliano, guidato dal nuovo capo di stato maggiore Eyal Zamir, è pronto a riprendere la guerra con un piano più rapido e intenso, come annunciato dal ministro israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich.
Nonostante l’ammissione che la ripresa dei combattimenti metterà a repentaglio la vita dei rapiti, Benyamin Netanyahu e l’Idf sono frenati dalla richiesta di Steve Witkoff, inviato del presidente Trump, di aspettare il suo ritorno in Medio Oriente prima di agire a Gaza.
Domani, Witkoff è atteso a Riad e mercoledì a Doha per mediare colloqui indiretti tra Israele e Hamas, seguendo le linee guida degli Stati Uniti. Ha anche lanciato un avvertimento a Hamas e una rassicurazione a Netanyahu.
In un’intervista alla Fox News, Witkoff ha sottolineato l’urgenza di risolvere la crisi degli ostaggi a Gaza e ha espresso la necessità di fissare una scadenza. Nel frattempo, Hamas ha mostrato flessibilità nei colloqui, ma ha rifiutato di rinunciare al proprio arsenale.
Le discussioni sul disarmo di Hamas sono fondamentali per la ricostruzione di Gaza, mentre si parla di un cessate il fuoco di dieci anni e dello status quo a Gerusalemme. Tuttavia, l’operazione Boehler sembra non aver dato risultati.
Il neo capo dell’Idf ha preso una decisione epocale annunciando l’abolizione dei congedi collettivi durante le festività, come risposta al massacro del 7 ottobre 2023. La situazione rimane delicata e incerta.
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