Un nuovo regolamento sui rimpatri dell’Unione Europea promette di rivoluzionare la gestione della migrazione, ponendo fine alla frammentazione e adottando una visione comunitaria. Presentato dalla Commissione Europea a Strasburgo, il regolamento introduce un “ordine di rimpatrio europeo” che unisce i provvedimenti nazionali per garantire uniformità in tutta l’UE.
Le novità includono un divieto d’ingresso e l’apertura agli hub di rimpatrio, con regole più severe per coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale. Tuttavia, viene garantito che nessuno sarà espulso in Paesi con rischio di pena di morte o tortura. Le autorità possono determinare il Paese di origine sulla base delle informazioni disponibili in caso di mancata collaborazione del migrante.
Il regolamento prevede il riconoscimento reciproco tra gli Stati membri e introduce il divieto d’ingresso per chi non collabora al rimpatrio. Anche chi rappresenta un rischio per la sicurezza dei Paesi UE può essere soggetto a questo divieto. Le misure più severe sono riservate a criminali, con detenzione fino all’espulsione.
Una novità importante è la possibilità di rimpatriare persone verso Paesi terzi con accordi di rimpatrio, soggetti a condizioni specifiche per garantire i diritti fondamentali. Questo apre la strada a modelli come l’hub di rimpatrio in Albania, ma ha suscitato critiche da parte dei socialisti europei.
Il regolamento mira a migliorare la percentuale dei rimpatri, attualmente ferma al 20% in tutta l’UE. Le linee guida stringenti garantiscono che gli accordi con Paesi terzi rispettino i diritti umani e prevedono un monitoraggio costante dell’attuazione degli accordi.
Questo nuovo approccio alla gestione dei rimpatri potrebbe portare a un sistema migratorio più efficiente e coordinato, con maggiore trasparenza e attenzione alla dimensione esterna del fenomeno. Se approvato, il regolamento potrebbe rappresentare un passo significativo verso una gestione più efficace della migrazione nell’Unione Europea.
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