Chi avrebbe mai pensato che l’ultima mossa della procura di Milano nella lunga saga delle indagini sull’urbanistica avrebbe portato a una svolta così significativa? Sembra che siano emersi dettagli così sorprendenti da convincere Beppe Sala a rinunciare al supporto alla proposta di legge “Salva Milano”, come dichiarato dal Comune in una nota pubblicata mercoledì sera.
“Ora, con le nuove rivelazioni emerse dall’indagine giudiziaria che indica come il Salva-Milano sia stato scritto sotto dettatura da ex funzionari di Palazzo Marino, si può dire addio al disegno di legge di ‘interpretazione autentica in materia urbanistica e edilizia’. […] Se fino a ieri, all’interno dei dem ci fossero opinioni contrastanti, l’indagine della procura ha cambiato rapidamente la situazione” (Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera Milano, 6 marzo).
Sembra incredibile che il sindaco di Milano abbia difeso con tanta fermezza per mesi una proposta di legge che ora sembra indifendibile, grazie alle accuse giudiziarie. È possibile che i grattacieli che sono sorti in città e che Sala ha sempre elogiato come simbolo di rigenerazione urbana siano invece il risultato di manovre oscure di un presunto ‘sistema’ che lui stesso ha negato per tanto tempo.
Una città sospesa a una legge
Abbiamo già espresso il nostro parere sul Salva Milano: è strano che sia necessaria una legge per spiegare le leggi, ma se questo può proteggere funzionari e dirigenti che hanno agito in buona fede, come ha sempre sostenuto Sala (e non solo lui), allora ben venga. Tuttavia, l’urbanistica non si risolve solo in un ufficio tecnico. Come giustamente ha osservato Alessandro Maggioni, la crisi va oltre lo scontro tra Comune e procura e coinvolge l’identità stessa di Milano, una città che una volta era inclusiva e accogliente, ma che ora sembra orientata verso un’eccessiva speculazione immobiliare.
Le difficoltà legate al Salva Milano erano evidenti già da tempo: Sala ha sottolineato più volte come le indagini della procura abbiano paralizzato l’edilizia a Milano, causando ingenti perdite economiche e bloccando numerosi progetti. Tutto sembrava risolversi magicamente con il Salva Milano, al punto che Sala ha minacciato le dimissioni pur di far approvare la legge al Senato.
“Non mollo, specialmente per difendere i funzionari e dirigenti che lavorano con me, indagati ma non accusati di corruzione. È chiaro che la situazione mi scoraggia un po’, visto che si parla del Salva Milano da un anno in Parlamento. Se vuoi risolvere un problema, non ci vuole un anno” (Beppe Sala intervistato da Rtl 102.5).
Il dirigente e l’assessore
Le difficoltà politiche di Sala erano evidenti, con l’opposizione di vari partiti alla proposta di legge. Tuttavia, a una settimana dall’approvazione al Senato, un’indagine della procura ha coinvolto il dirigente chiave della vicenda, Giovanni Oggioni, accusato di corruzione e di aver influenzato il testo della legge per salvarsi dalle inchieste. Anche l’assessore milanese alla Casa, Guido Bardelli, è coinvolto nell’indagine, aggiungendo ulteriori complicazioni politiche.
Non uno ma due capri espiatori
Anche se per mesi Sala ha difeso il “modello Milano” negando accuse di corruzione, le recenti rivelazioni sembrano mettere in discussione la sua posizione. È evidente che il Comune ha deciso di abbandonare la legge “Salva Milano” e di prendere una posizione netta nei confronti dei funzionari coinvolti. La situazione è cambiata radicalmente, mettendo fine a mesi di incertezza nell’urbanistica milanese.
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And here we have Sala trying to play the victim and hoping to get out of the mess by offering not one, but two scapegoats to the public, as now Bardelli’s resignation is also on the table.
“It seems to me that the mayor insisted on that measure because he was concerned about the effects on the municipal employees, the halt of some construction sites, and the interests of citizens who had invested. Surely he could not have imagined that it was the subject of maneuvers in the shadows. Did the mayor make a political mistake? I, who have often publicly expressed more than one doubt about the Salva Milano, say this: Sala has reacted to the latest judicial developments with great clarity and firmness. He is an honest person and has also been the subject of gossip, which will be useful to investigate, about those who hoped to get rid of him” (Pierfrancesco Majorino, responsible for housing policies for the Democratic Party and group leader in Lombardy, interviewed by Repubblica, March 6).
“Let those who have erred pay”
All of this seems a lot like a complete and unconditional surrender to the prosecutor, as Fabio Massa wrote yesterday. The war is over, perhaps. To the detriment of the “citizens who had invested” and the unfairly persecuted officials. And the center-right that will soon find themselves holding the bag of Salva Milano in Parliament.
However, a dilemma remains to be solved: either Salva Milano is a good and just law, the only possibility to restart a leading sector of the city’s economy, as Sala has tirelessly argued, and then the mayor should clarify why he decided to abandon it on the street, since a good law remains so regardless of what the prosecutor manages to prove about Oggioni; or Salva Milano is a corrupt law as corrupt is – according to the prosecutors – who conceived it, and then the mayor has an even bigger problem, since he defended it for months. Forget about being a victim and a civil party. As he himself says: “Let those who have erred pay, even harshly.”