Nel corso del 2024, sono state emesse condanne totali per oltre 250 anni di carcere in Iran, con un aumento significativo rispetto all’anno precedente. Questo conferma un clima repressivo sempre più intenso nei confronti della minoranza religiosa nel Paese. Un rapporto pubblicato da gruppi attivisti, intitolato “La punta dell’iceberg”, mette in luce la situazione critica della libertà religiosa in Iran, evidenziando che le violazioni ai diritti di culto sono molto più diffuse di quanto si pensi.
Di: Dario Salvi – Asia News
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Il rapporto evidenzia che la libertà religiosa in Iran sta subendo una chiara regressione, in particolare a seguito di proteste scatenate dalla morte di Mahsa Amini per mano della polizia morale. Nel corso del 2024, ben 96 cristiani sono stati condannati a complessivi 263 anni di carcere, segnando un netto aumento rispetto all’anno precedente. Questo trend preoccupante è collegato sia all’intensificarsi degli arresti che alle lunghe pene detentive inflitte ai fedeli, con accuse legate alla loro fede e alle attività religiose.
Il rapporto mette in luce solo la punta dell’iceberg delle persecuzioni contro i cristiani in Iran, evidenziando che molte altre violazioni non vengono denunciate. Emergono anche casi di cristiani condannati a pene detentive molto lunghe e di abusi sistematici nei confronti della comunità religiosa. Inoltre, vi è una crescente pressione sui membri delle chiese per rivelare informazioni su presunti finanziamenti esteri o supporto da enti stranieri.
La situazione documentata nel rapporto rivela un quadro allarmante della repressione delle attività cristiane in Iran, con un’analisi dettagliata dei procedimenti giudiziari e delle violazioni dei diritti umani. Questo materiale offre uno sguardo profondo sul sistema giudiziario e di sicurezza iraniano, evidenziando la crescente oscurantismo nel Paese.
Nonostante le sfide e le persecuzioni, la comunità cristiana in Iran continua a resistere e a praticare la propria fede, nonostante le limitazioni imposte dal governo. È importante rimanere informati su queste violazioni dei diritti umani e mostrare solidarietà con coloro che sono perseguitati a causa della loro fede.
Nella seconda metà del 2024, i cristiani sono stati presi di mira in almeno cinque città diverse nell’arco di due mesi. Questo è quanto emerge da uno studio recente che evidenzia una preoccupante tendenza all’intensificarsi delle persecuzioni contro la comunità cristiana in Iran.
Ogni arresto è stato effettuato da agenti dei servizi segreti del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Pasdaran, Irgc), con incriminazioni pretestuose comminate secondo una disposizione contenuta in un emendamento all’articolo 500 del Codice penale islamico. Questo emendamento prevede una pena massima fino a 10 anni di reclusione nei casi in cui il sospettato abbia ricevuto “aiuto finanziario o organizzativo dall’esterno del Paese”.
Secondo gli esperti che hanno curato il rapporto, il governo iraniano sembra aver intensificato gli sforzi per isolare e minare finanziariamente la comunità cristiana, come parte di una strategia più ampia per sopprimere la sua crescita e influenza. Attività comuni come fare donazioni finanziarie, offerte caritatevoli o pagare decime per sostenere le attività della Chiesa sono state criminalizzate dai tribunali rivoluzionari iraniani.