Nel cuore di un Paese africano devastato da una guerra senza fine, la tragedia si fa strada tra decine di migliaia di morti e dieci milioni di sfollati. In questo scenario di disperazione, la fuga è l’unica via di salvezza per molti: uomini, donne, musulmani e cattolici, tutti in cerca di un rifugio. La violenza in Sudan ha spinto molte persone a cercare scampo in Sud Sudan, Ciad ed Egitto, in un disperato tentativo di sfuggire alla distruzione che li circonda. Ma nonostante l’orrore, la Chiesa continua a essere una fonte di aiuto e speranza in mezzo al caos.
Di: Federico Piana – Vatican News
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Le ferite profonde del Sudan sono evidenti ovunque. La popolazione soffre di una guerra senza fine, dove l’esercito e le milizie si scontrano in un ciclo di devastazione e morte. In mezzo a tutto questo, la Chiesa locale si trova a fronteggiare una situazione critica: religiosi, preti e laici sono costretti a fuggire per salvarsi la vita. Tuttavia, nonostante la fuga in massa, la Chiesa si impegna a mantenere viva la fede e a fornire supporto alle comunità colpite.
L’oblio dei media internazionali ha coperto queste tragedie quotidiane, come gli attacchi a Sennar e El Obeid che hanno lasciato dietro di sé un sentiero di morte e distruzione. La popolazione civile è la prima vittima di questa guerra insensata, con bambini sepolti sotto le macerie di scuole distrutte e villaggi interi ridotti in cenere. L’orrore è palpitante, ma il mondo sembra voltare lo sguardo altrove.
La Chiesa, nonostante le avversità, continua a essere una presenza costante per le comunità che sono rimaste. Con pochi sacerdoti e suore ancora in loco, si fa il possibile per garantire la celebrazione dei sacramenti e offrire sostegno spirituale a chi ne ha bisogno. Anche i laici sono parte integrante di questo impegno, con catechisti che guidano le comunità nelle celebrazioni liturgiche.
In un contesto così difficile, la carità della Chiesa viene in soccorso di coloro che sono in maggior bisogno. Cibo, acqua, medicine: le necessità sono molte e i mezzi sono pochi. Tuttavia, grazie alle donazioni e agli sforzi dei fedeli, la Chiesa riesce a portare un po’ di conforto a chi soffre. La semplice presenza e la solidarietà sono armi potenti in un contesto di disperazione e abbandono.
La domanda rimane: quanto tempo ancora dovrà passare affinché il Sudan esca dall’ombra dell’oblio internazionale? Dieci milioni di sfollati, decine di migliaia di morti: queste cifre non possono essere ignorate. La Chiesa continua a gridare la sua voce, anche se sembra non essere ascoltata. Ma la speranza resta viva, anche nei luoghi più oscuri.