Hezbollah promette vendetta. Israele sposta truppe da Gaza al confine. Gallant: la guerra adesso è a Nord
Di: Marta Serafini – Corriere della Sera
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Beirut Corre l’infermiera Zainab mentre portano dentro l’ospedale dell’Università americana di Beirut un altro ragazzino con gli occhi che grondano sangue. E corre il barelliere Hassan mentre trasporta un miliziano di Hezbollah ferito al funerale di un compagno ucciso.
È il «day after» di Beirut dopo l’esplosione dei cercapersone in dotazione agli uomini del partito di Dio. Voli cancellati, traffico ancora più folle del solito. Ambulanze che viaggiano su e giù senza sosta. Sangue, paura e paranoia. Sembra di tornare all’incubo della strage al porto quattro anni fa, quando morirono in 218 uccisi da un’esplosione causata dal nitrato di ammonio. «Ma per certi versi è peggio. E non è ancora finita», scuote la testa il dottor Hassan mentre sfrega le tracce di sangue sul camice. Ieri, nel tardo pomeriggio, sono stati i walkie talkie — ma anche i pannelli solari e i dispositivi per il riconoscimento delle impronte digitali — a brillare ammazzando altre 20 persone e ferendone 450. Vittime che si aggiungono ai 12 morti e quasi 2.800 feriti del giorno precedente.
Il megafono
Un’operazione «al di sopra di ogni immaginazione» come l’ha definita il creatore di Fauda Avi Issacharoff? Non è fiction il funerale di Fatima Jaafar Abdullah, 9 anni che si trovava vicino al padre quando il suo cercapersone ha iniziato a suonare mentre lei ci stava giocando. E non è invenzione nemmeno la notizia di altri minori feriti gravemente mentre un megafono avverte chi partecipa alle esequie di rimuovere le batterie dai dispositivi. Trenta i team di ambulanze messi in campo dalla Croce Rossa libanese per rispondere a «molteplici esplosioni» in diverse aree del Libano, tra cui il Sud e l’Est. Case, auto e negozi a fuoco in varie parti del Paese, tra cui la valle della Bekaa e i sobborghi meridionali di Beirut, roccaforte di Hezbollah.
Brucia ed esplode il Libano. mentre in 1.600 sarebbero ancora ricoverati negli ospedali con ferite anche molto gravi. Cinquecento miliziani avrebbero perso la vista. Negano gli ayatollah ma stessa sorte sarebbe toccata all’ambasciatore iraniano a Beirut, mentre 19 pasdaran sarebbero rimasti uccisi in Siria con feriti anche in Iraq, nel quartier generale della milizia sciita al Hashd al Shaabi a Mosul.
È ormai calata la sera su Beirut quando il premier Najib Mikati annuncia: il governo si sta preparando a «possibili scenari» di una grande guerra con Israele. Teheran accusa l’Occidente di «ipocrisia» e Israele di «strage». Mosca parla di «guerra ibrida», il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres avvisa del «grave rischio di drammatica escalation in Libano», con il Consiglio di sicurezza che fissa una riunione di emergenza per venerdì. Hezbollah sotto choc promette vendetta: «Questi attacchi saranno puniti, ci sarà una vendetta sanguinosa e unica». A parlare è Hashem Safieddine, capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah. Cugino e stretto collaboratore di Nasrallah cui è affidato il compito di anticipare il discorso del leader atteso oggi.
Ed è proprio a Nasrallah che è rivolto il messaggio di Israele. Può evitare l’escalation se accetterà la proposta americana sui confini tra Israele e Libano. Parola di fonte israeliana citata da Ynet News mentre al confine viene schierata la 98esima divisione dei parà e dei commando dell’Idf, spostata dalla Striscia in vista di un possibile inasprimento degli scontri con Hezbollah.
L’accelerazione
Ma perché proprio ora? Una mossa del premier israeliano Benjamin Netanyahu per acuire la tensione con Teheran prima del voto negli Stati Uniti distogliendo l’attenzione dalle trattative per il destino della Striscia? Mentre il segretario di Stato Usa Antony Blinken è al Cairo per i negoziati su Gaza che continuano sottotraccia, le fonti Usa citate da Axios spiegano che a innescare l’operazione in Libano sarebbe stato il timore che l’intelligence di Hezbollah stesse per scoprire il raid informatico: «Use it or lose it, ora o mai più», avrebbero comunicato da Israele agli Stati Uniti sul timing di un attacco in Libano senza però — specifica la Cnn — che la Casa Bianca fosse a conoscenza delle modalità operative del piano. Certo, Israele non rivendica. Ma l’offensiva in Libano contro Hezbollah rientra nella strategia di Bibi e del capo di stato maggiore Herzi Halevi che ha di recente approvato i piani di attacco e difesa per la regione settentrionale. Il «centro di gravità» della guerra si sta spostando verso Nord, avverte il ministro della Difesa Yoav Gallant. Che aggiunge: «Siamo all’inizio di una nuova fase di questo conflitto». Parole che non lasciano molto spazio all’interpretazione. Tantomeno dall’altra parte del confine.