
Un recente articolo su X di Lorenzo Castellani ha sottolineato che le nomine europee sono ancora in una fase iniziale. Siamo nell’epoca delle schermaglie politiche, delle posizioni strategiche e delle dichiarazioni di intenti. Mentre i giornali già speculano sulla possibile esclusione di Giorgia Meloni, è ancora presto per trarre conclusioni definitive.
Sicuramente, il leader del Ppe, Manfred Weber, ha fatto bene a sottolineare il desiderio di cambiamento espresso dall’elettorato europeo nelle elezioni dell’8-9 giugno: “La gente ha votato per un’Unione Europea di centrodestra e ora vuole vedere dei cambiamenti”.
Troppa fretta sui quotidiani. Ancora è lunga per le nomine europee… (tweet da Lorenzo Castellani)
L’Ue non può puntare ancora sui verdi
In altre parole, il blocco che sostiene Ursula von der Leyen, composto da popolari, socialisti e liberali, non può ricorrere nuovamente ai verdi per evitare i dissidenti e ignorare i conservatori guidati da Meloni. I partiti ambientalisti radicali, come ha evidenziato Weber, sono tra i principali perdenti delle elezioni insieme ai liberali e non possono essere ignorati.
Questo non significa scartare del tutto le tematiche ambientali, ma evitare di riproporre un approccio estremista che potrebbe alienare gli elettori di destra in Francia e Germania, come è accaduto in passato.
Meloni non è Le Pen
Il declino di Emmanuel Macron e Olaf Scholz in patria rende le trattative tra i leader politici europei ancora più cruciali. L’Unione Europea deve però mantenere un equilibrio tra le varie fazioni politiche e non snobbare le indicazioni provenienti dalle elezioni.
Come evidenziato da Flavia Perina sulla Stampa, non tutte le forze di destra sono uguali e Meloni non può essere paragonata a Marine Le Pen o al partito tedesco Afd.
Bollare indiscriminatamente tutti come estremisti e escluderli dai negoziati politici non è una strategia efficace per l’evoluzione dell’Unione Europea, ma piuttosto un atteggiamento conservatore delle élite politiche desiderose di mantenere il loro potere a tutti i costi.
Come ha dichiarato Giovanni Orsina a Tempi dopo le elezioni europee, se i leader europei escluderanno i conservatori in favore dei verdi, “ne pagheranno il prezzo in futuro”.

Lo strano concetto di democrazia di Gewessler
La vicenda della ministra austriaca per il Clima, Leonore Gewessler, evidenzia un concetto distorto di democrazia all’interno dell’Unione Europea. Ignorando il parere vincolante dei governi regionali austriaci, Gewessler ha votato a favore di una legge ambientale controversa determinando l’approvazione della direttiva in Europa, nonostante l’opposizione locale.
Il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, ha già preso provvedimenti legali contro la ministra per abuso di potere.
L’Ue non faccia come la Creonte austriaca
Gewessler ha giustificato la sua azione sottolineando la necessità di proteggere l’ambiente per le generazioni future. Tuttavia, la sua decisione ha sollevato critiche sul piano della democrazia e del rispetto per le opinioni regionali. L’Unione Europea, durante le attuali trattative, dovrebbe evitare di seguire l’esempio della Gewessler e rispettare le decisioni democratiche delle singole nazioni.
Alla luce di questa vicenda, è importante riflettere su come l’Unione Europea gestirà le tematiche ambientali e democratiche nel prossimo futuro.