Ulteriori competenze alle regioni italiane possono comportare rischi per la coesione e le finanze pubbliche del Paese, ma anche aumentare le disuguaglianze regionali. Questo è quanto afferma un documento di lavoro della Commissione Ue sull’Italia, che analizza le raccomandazioni sulle politiche economiche, sociali, occupazionali, strutturali e di bilancio, di cui l’ANSA ha avuto accesso in anteprima.
Il documento evidenzia che il disegno di legge sull’autonomia include misure volte a preservare la sostenibilità delle finanze pubbliche, come valutazioni periodiche delle capacità fiscali regionali e requisiti per contributi regionali al raggiungimento degli obiettivi fiscali nazionali.
Tuttavia, Bruxelles sottolinea che non vi è un quadro comune per valutare le richieste regionali di maggiori competenze, e che le regioni potranno avanzare tali richieste solo una volta definiti i corrispondenti ‘livelli essenziali di servizi’ (Lep). Ciò potrebbe ancora aumentare le disuguaglianze regionali, poiché i Lep garantiscono solo livelli minimi di servizi e non coprono tutti i settori.
L’esecutivo Ue avverte che concedere poteri aggiuntivi alle regioni in modo differenziato potrebbe aumentare la complessità istituzionale, con possibili costi più elevati per il settore pubblico e privato. Tuttavia, l’Ue giudica positivamente alcune iniziative nazionali mirate al coordinamento centrale dell’azione politica, soprattutto per il Sud del Paese.
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