
Il 4 giugno 1984, il talentuoso Bruce Springsteen lanciava il suo settimo album “Born in the U.S.A.”, innescando un fenomeno culturale di vasta portata. Nonostante il successo straordinario, il disco rimane intriso di equivoci, a cominciare dalla traccia d’apertura, spesso fraintesa per il suo messaggio nascosto di disillusione. La canzone racconta la storia di due fratelli inviati a combattere in Vietnam, uno dei quali non fa ritorno, mentre l’altro si trova solo e senza lavoro al suo ritorno.
Un Messaggio Profondo
La narrazione dell’album esprime un senso di disillusione e disperazione, mettendo in luce la irrazionalità della guerra e l’abbandono dei veterani una volta tornati a casa. Springsteen si interroga sul significato di essere un cittadino americano e sull’oscurità che può celarsi dietro la retorica patriottica.
La politica, insieme alla società dell’epoca, faticò a cogliere il vero messaggio dell’album. Ronald Reagan tentò di sfruttare il successo di Springsteen per il suo vantaggio politico, ma il cantante si dissociò nettamente dalle sue manipolazioni. La sua adesione al Partito Democratico si è rafforzata nel tempo, con il supporto attivo a vari candidati.
Un America Divisa
Le tensioni tra Springsteen e Trump sono emerse in modi diversi, con reciproche critiche e divergenze di opinioni durante la pandemia. Il recente rinvio dei concerti dello stadio di San Siro per problemi vocali del cantante si manifesta come un presagio simbolico di un’America in crisi.
Con le elezioni presidenziali sempre più divisive, l’America cerca una voce unificante e autentica per guidarla attraverso le sue turbolenze interne. In un momento di grande incertezza e divisione, la figura di Bruce Springsteen continua a rappresentare un simbolo di speranza e autenticità per molti.